Veder cadere il primo dentino da latte è uno dei tanti passaggi nella vita di un bambino che un genitore ama ricordare, vuoi regalando qualche soldo, oppure conservando per anni quel ‘primo ‘ caduto’.
Nel 2003 è stato pubblicato uno studio che per primo consigliava ai genitori di fare proprio questo: conservare, secondo modalità specifiche, i denti da latte perché contenenti cellule staminali da utilizzare in caso di malattia da adulti.
Lo studio
Il dottor Songtao Shi, ricercatore presso il National Institute of Dental and Craniofacial Research (NIDCR) di Bethesda (Maryland), scoprì la presenza di cellule staminali all’interno della polpa dentaria dei denti temporanei osservando da vicino il dente appena caduto di sua figlia. Quando cadde il successivo, Shi era pronto con fialette e liquidi necessari a preservare al meglio la sua composizione e così diede avvio a un primo round di ricerche. Ben presto scoprì che da ciascun dente da latte è possibile estrarre 10-12 cellule staminali (SHED) riproduttivamente in grado di colonizzare e crescere in coltura.
Banche di conservazione delle cellule staminali… Specializzate in denti da latte!
immagine: Wikimedia Commons/Ivan A. Novikov – Attribution-Share Alike 4.0 International
I successivi studi sulle capacità di differenziazione delle cellule staminali dei denti temporanei, che si riproducono di più e più velocemente di quelle contenute nella polpa dentaria dei denti permanenti, hanno dato segnali incoraggianti e per questo motivo, così come avviene per quelle contenute nel cordone ombelicale,oggi risulta possibile conservarle in delle banche specializzate, in cui esse vengono raccolte in contenitori contenenti azoto criogenico fino al momento del loro eventuale utilizzo.
La duttilità di questo tipo di cellule, capaci di dare vita a tipi cellulari diversi, è da tempo oggetto di studio da parte dei ricercatori poiché possono essere utilizzate per tentare di curare numerose malattie.
Per questo motivo oggi molti genitori prendono in considerazione l’opzione delle banche di conservazione: un giorno potrebbe essere possibile ricorrere alle cellule SHED per curare malattie che i figli possono sviluppare nella vita adulta (la medicina rigenerativa indaga il ricorso alle cellule staminali nella cura di malattie come: diabete di tipo 1, Parkinson, Alzheimer, distrofia muscolare, sclerosi multipla, tumori, lesioni neurali, ecc.).
Per il momento tutto questo non rappresenta una certezza di guarigione, ma chi è a conoscenza di casi di malattie serie come quelle elencate nella propria famiglia, può comunque pensare di ricorrervi. Chi lo sa cosa cosa ci riserva il futuro?
Fonte curioctopus.guru
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