Psicofarmaci rapidamente scalano la classifica dei migliori killer in Gran Bretagna

Secondo un professore inglese, le pillole psichiatriche sono il terzo maggior killer della Gran Bretagna: gli effetti collaterali dei farmaci per l’insonnia e l’ansia fanno migliaia di vittime. Perché i dottori le distribuiscono come caramelle?


Nel Regno Unito vengono prescritti 80 milioni di farmaci psichiatrici l’anno. Il professor Gøtzsche rivela la portata del problema in un nuovo libro.

A cura del Professor Peter Gøtzsche per il Daily Mail, intervistato da Jerome Burne il 15 settembre 2015

Un consumo di droga in ascesa (80 milioni di acquisti all’anno), un numero crescente di persone che sviluppano dipendenza, troppe poche cliniche che se ne occupano e un numero di vittime in aumento: potrebbe sembrare la scena di un paese impoverito, gestito dai cartelli della droga. Invece è la realtà quotidiana dei pazienti dei servizi sanitari britannici ai quali vengono prescritti psicofarmaci per trattare ansia, insonnia e depressione; farmaci che non solo sono spesso inutili e inefficaci, ma possono anche creare dipendenza, portare effetti collaterali invalidanti e uccidere.

Ad esempio gli antipsicotici, comunemente somministrati a pazienti affetti da demenza per tenerli tranquilli, aumentano il rischio di malattie cardiache, diabete e ictus. Gli psicofarmaci portano a una più alta possibilità di cadute che, in caso di rottura dell’anca, possono abbreviare la vita in modo significativo mentre alcuni antidepressivi possono essere collegati a un’irregolarità del battito cardiaco potenzialmente mortale.

Il bilancio delle vittime dovuto a queste pillole è stato grossolanamente sottovalutato. Come rivelo in un nuovo libro, “Psichiatria Mortale e Negazione Organizzata”, la cifra reale è terrificante: secondo i miei calcoli, sulla base di dati provenienti da fonti edite e inedite, gli psicofarmaci sono il terzo maggior killer dopo le malattie cardiache e il cancro.

Come investigatore per l’indipendente Cochrane Collaboration, un organismo internazionale che valuta la ricerca medica, il mio ruolo è di valutare le prove dei trattamenti come farebbe la Polizia Scientifica. In precedenza questo mi ha portato a sfidarmi con ipotesi largamente sostenute come nel caso dei benefici dello screening del cancro al seno. Secondo le mie stime, ogni anno nel Regno Unito, migliaia di donne subiscono trattamenti inutili. Tutti questi elementi hanno certamente fatto venire la pelle d’oca. Ma quello che ho scoperto sui danni causati da farmaci psichiatrici supera molto qualsiasi altra cosa io abbia identificato.

Di fatto, anche se tutti i dati sono disponibili (se si sa dove guardare) sono la prima persona ad averli raccolti insieme. Per esempio scoprendo come il numero di suicidi tra adulti e bambini in cura con antidepressivi sia 15 volte maggiore del numero calcolato dall’autorità statunitense del farmaco, la Food and Drug Administration. Eppure psichiatri e medici in generale ignorano o negano la grandezza spaventosa di questo danno da farmaci, troppo spesso usati senza criterio. Proprio questo mese, per esempio, uno studio pubblicato sul British Medical Journal ha rivelato come, nella sola Inghilterra, migliaia di persone con difficoltà di apprendimento siano regolarmente trattate con farmaci antipsicotici – farmaci che non fanno nulla per aiutare questi pazienti, ma sono usati come una camicia di forza chimica.

Otto anni fa ero stato messo sull’avviso circa i problemi creati dagli psicofarmaci, quando uno dei miei studenti aveva suggerito questa idea per la sua tesi di dottorato: ‘Perché la storia si ripete? Uno studio sulle benzodiazepine e antidepressivi ‘. Aveva scoperto che tranquillanti popolari come il Valium (un farmaco a base di benzodiazepine), e prima di quello, i barbiturici, erano stati presentati come molto sicuri, per poi rivelarsi dannosi e causare forte dipendenza. Più tardi, quando gli inibitori selettivi della ricaptazione di serotonina (antidepressivi SSRI) sono arrivati sul mercato 20 anni fa, il loro grande punto di forza era che non davano dipendenza: ancora una volta, non era vero.

Ho deciso di scavare in profondità in quest’area, e ora ho tre dottorandi che indagano, per scoprire cosa gli psicofarmaci fanno veramente alle persone. I risultati sono sorprendenti: i medici li distribuiscono in gran numero perché credono alla loro efficacia e sicurezza, ma le prove si basano su una scienza mediocre. Gli scheletri di quest’armadio stanno uscendo a un ritmo allarmante. I sonniferi, per esempio, cessano di essere utili dopo un paio di settimane, ma si lascia che i pazienti li prendano per anni; mentre gli antipsicotici sono stati approvati sulla base di due test in cui venivano paragonati al placebo, anche se il vantato effetto era, in realtà, molto limitato.

I test vengono eseguiti con la tecnica del “doppio cieco”. Prendono due gruppi di pazienti: a un gruppo danno il farmaco vero, all’altro un placebo (pillola di zucchero). Si chiama doppio cieco perché né il medico né il paziente sanno cosa gli toccherà, in teoria. In realtà chi assume il farmaco spesso se ne accorge, per via degli inequivocabili effetti collaterali come nausea e secchezza della bocca. I medici, il cui resoconto sulla risposta dei pazienti viene utilizzato per valutare l’efficacia del trattamento, tendono a riportare risultati migliori per il gruppo che riceve il farmaco, ma questi risultati sono falsati perché chi riceve il vero farmaco se ne accorgeva.

Questa non è un’opinione, ma un fatto dimostrato – sappiamo che questo accade: un’analisi condotta dalla Cochrane Collaboration ha trovato che quando il placebo è stato progettato per provocare effetti collaterali simili a quelli del farmaco, gli psichiatri riferiscono gli stessi risultati per entrambi i gruppi. In altre parole, il farmaco non è più efficace di una pillola di zucchero. A peggiorare la situazione vi è un altro fattore: chi gestisce la sperimentazione riceve spesso lauti finanziamenti da quelle aziende farmaceutiche che, dall’approvazione di un farmaco, traggono un giro d’affari multimiliardario.

I benefici dichiarati sono ridicolmente piccoli, come ad esempio il far scendere il tasso di vampate giornaliere da 10 a 9, eppure questi test incorretti sono usati per approvare l’uso di antidepressivi per la cura di crisi da alimentazione incontrollata, panico, disturbo ossessivo-compulsivo e sintomi della menopausa. Nonostante la mancanza di buone prove dei loro benefici, nella sola Inghilterra ogni anno si prescrivono 57 milioni di antidepressivi, spesso per anni.

Vi è un’altra ragione per l’enorme aumento di consumi: non vi è alcun indicatore chimico per diagnosticare depressione o ansia, e spesso dei lievi cambiamenti di umore giornalieri, o la sensazione di sentirsi meno felici o più ansiosi, fanno mettere mano al ricettario.

Un trattamento efficace per la depressione permetterebbe alle persone di condurre una vita più normale, tornare al lavoro e salvare le sue relazioni personali, ma in tutte le migliaia di test non ho mai visto la prova che gli antidepressivi lo possano fare. Alcuni pazienti quando li prendono possono sentirsi un po’ più euforici o addirittura maniacali ma molti pazienti riferiscono di sentirsi peggio e dicono che le pillole cambiano la loro personalità, e non in senso buono, possono mostrare meno interesse per altre persone e riferiscono di sentirsi emotivamente insensibili. Una frase usata spesso è “E’ come vivere sotto una cupola di plastica”. La funzione sessuale diminuisce; la libido si dimezza e metà dei pazienti non può raggiungere l’orgasmo o eiaculare: gli antidepressivi non salvano relazioni intime – sono più propensi a distruggerle.

Ne ho discusso con alcuni neuropsichiatri psichiatri infantili australiani. Uno di loro sapeva di tre adolescenti in cura con antidepressivi che avevano tentato il suicidio a causa di problemi erettili. Non collegavano la disfunzione erettile con le pillole: pensavano che ci fosse qualcosa di sbagliato in loro.

Molti psichiatri credono ancora che gli inibitori della serotonina facciano scendere il tasso di suicidio dovuto a depressione, ma la realtà è ben diversa: questi farmaci effettivamente aumentano il rischio nei bambini e negli adolescenti, e molto probabilmente negli adulti.

Le idee sbagliate su questi farmaci stanno trasformando dei problemi temporanei in cronici. Le prescrizioni aumentano e, solo nel Regno Unito, nonostante le raccomandazioni di non prescriverli per più di quattro settimane, oltre un milione di persone sono dipendenti da sonniferi e ansiolitici.

Dobbiamo educare i medici, informarli su come questi farmaci funzionano davvero, e mostrare loro come aiutare i pazienti a smettere di prendere le pillole (riducendo molto delicatamente la dose). Secondo i miei calcoli, se gli psicofarmaci fossero prescritti solo per poche settimane, e in situazioni gravi, avremmo bisogno soltanto del 2 per cento delle ricette che al momento vengono scritte per l’insonnia, depressione e ansia. Il risparmio in termini umani e finanziari sarebbe enorme.

La mia proposta è di iniziare una campagna intitolata: “Semplicemente dì NO” è il momento di fare una guerra ai farmaci della psichiatria.


Articolo originale: http://www.dailymail.co.uk/health/article-3234334/Prescription-pills-Britain-s-biggest-killer-effects-drugs-taken-insomnia-anxiety-kill-thousands-doctors-hand-like-Smarties.html

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