Diversi studi hanno suggerito che il succo di limone sia un rimedio efficace per prevenire i calcoli renali. Ma dei tanti studi fatti, nessuno ha raggiunto conclusioni decisive, per questo nefrologi degli Ospedali Riuniti di Bergamo, in collaborazione con l’Istituto Mario Negri e il Consorzio del limone di Siracusa Igp, hanno avviato uno studio clinico controllato che coinvolge oltre 200 pazienti. Lo studio permetterà di verificare se un rimedio semplice, come una spremuta giornaliera di 3-4 limoni, aiuti a prevenire la calcolosi renale.
Ma perché il limone sembra tanto importante nella prevenzione dei calcoli? «Questo agrume — risponde Maria Rosa Caruso, nefrologo degli Ospedali Riuniti di Bergamo, che guida lo studio — contiene 42,9 grammi di citrato per chilo ed è l’agrume più ricco di questa sostanza. Ed è noto che il citrato previene la precipitazione del calcio nelle urine, alla base della formazione di calcoli di ossalato di calcio che rappresentano circa l’80% dei calcoli.
«Per evitare però che l’eccessiva acidità del citrato intacchi lo smalto dei denti — continua Caruso — suggeriamo di diluire il succo di limone in acqua e ne sconsigliamo l’uso a chi soffre di reflusso gastroesofageo perché potrebbe accentuare i bruciori gastrici».
A parte il limone, quali altri accorgimenti dieteticipossono essere utili? La risposta viene da una revisione, pubblicata da Urologic Clinics of North America, condotta da ricercatori italiani. Accanto a fattori protettivi già noti, come l’ acqua, ce ne sono di meno conosciuti che possono invece avere un effetto negativo come le proteine e i piatti pronti. «Un elevato consumo di alimenti di origine animale e di piatti pronti, spesso ricchi di sale e molto calorici — spiega Antonio Nouvenne del Centro Calcolosi dell’Università di Parma, coautore della revisione —incrementa il rischio di calcolosi attraverso molti meccanismi. Le proteine animali aumentano il calcio, l’ossalato e l’acido urico urinari (i “mattoni” dei calcoli); più sale si assume più calcio si trova nelle urine e l’eccesso calorico favorisce il sovrappeso, di per sè associato al rischio di calcolosi. Se alla dieta scorretta si associa la sedentarietà, il rischio diviene ancora più elevato: l’esercizio fisico contribuisce infatti migliora il controllo pressorio, aumenta il flusso sanguigno renale e riduce le molecole pro infiammatorie alla base dei meccanismi dell’infiammazione e dell’adesione agli epiteli delle vie urinarie dei piccoli cristalli che si aggregano fino a formare i calcoli».
Carla Favaro
http://www.corriere.it/
ALTRI STUDI SUI CITRATI
La calcolosi delle vie urinarie, il termine scientifico per quelli che noi chiamiamo calcoli renali, è una patologia molto diffusa: si calcola che in Italia colpisca il 15-20% della popolazione, con differenze tra regione e regione e tra sesso (più l’uomo che la donna).
La causa della formazione dei calcoli renali è, in alcuni casi, ancora parzialmente sconosciuta: tuttavia si ipotizza che alcuni sali, normalmente presenti nelle urine, a causa di una eccessiva concentrazione, diano origine ai calcoli renali.
Circa l’80% dei calcoli contiene calcio: altre componenti possono essere sostanze organiche sotto forma di acido urico e cistina. In circa il 10% dei casi la composizione dei calcoli renali risulta essere costituita dall’associazione delle sostanze appena citate.
I FATTORI CHE POSSONO PORTARE ALLA FORMAZIONE DEI CALCOLI RENALI SONO:
– Genetici;
– Stagionali;
– Nutrizionali;
– Carenza di citrati urinari;
– Alterazioni del pH urinario;
– Malattie metaboliche ed endocrine;
– Acidosi tubulare renale;
– Malformazioni delle vie escretrici.
IPOCITRATURIA E NEFROLITIASI
Una delle più frequenti alterazioni metaboliche presenti nella nefrolitiasi calcica è senza dubbio l’ipocitraturia, che si riscontra nel 19-63 % dei pazienti.
L’ipocitraturia è oggi considerata la principale e più facilmente correggibile cause di litiasi ossalocalcica ed il citrato è l’inibitore urinario più facilmente valutabile e modulabile tramite intervento terapeutico.
LIVELLI NORMALI DI CITRATO E IPOCITRATURIA
Il range di normalità del citrato sierico è 13-28 mg/l, con una media di 20 mg/l. I livelli normali di citrato urinario variano nall’adulto da 320 a 1260 mg/24 h con una media nel sesso maschile di 550 e nel sesso femminile di 680. La maggiore escrezione di citrato nel sesso femminile sarebbe in rapporto al tasso estrogenico e questa sarebbe una delle più importanti spiegazioni della minore incidenza di calcolosi calcica nel sesso femminile.
I SINTOMI DEI CALCOLI RENALI
La maggior parte dei pazienti scopre di avere una calcolosi delle vie urinarie in seguito ad una colica. Essa è tipica del calcolo in movimento lungo la via escretrice. E’ caratterizzata da un dolore acuto intermittente, che si origina dal fianco.
L’iperpiressia (cioè l’innalzamento delle temperature corporea, febbre), preceduta da brividi, è l’espressione di una infezione delle vie urinarie ad essa associata. Non appena si avvertono questi sintomi o si sospetta la presenza di un calcolo è opportuno parlarne con uno specialista.
PREVENZIONE
IDROPINOTERAPIA
La terapia idropinica consiste nell’introduzione di una elevata quantità di liquidi, distribuiti uniformemente in tutta la giornata, onde ottenere una diuresi giornaliera superiore a 2 litri, valore oltre il quale l’efficacia della terapia idropinica diventa significativa.
RUOLO DELLA DIETA: DIETA E CALCOLOSI
Dieta e calcolosi sono elementi strettamente correlati ed importanti da considerare nell’ambito di una strategia preventiva. Infatti, la formazione di calcoli, o la litiasi renale, è influenzata non solo da fattori genetici, ma anche da numerosi fattori ambientali. Per attuare la prevenzione della calcolosi renale nel modo più efficace, è necessario un inquadramento dietetico personalizzato, attuabile solo dopo accurate indagini metaboliche. In assenza di tali informazioni è comunque consigliabile seguire alcuni consigli di tipo dietetico più generale, atti a ridurre l’incidenza degli episodi di calcolosi.
Circa l’80% dei calcoli contiene calcio: altre componenti possono essere sostanze organiche sotto forma di acido urico e cistina.
In circa il 10% dei casi la composizione dei calcoli renali risulta essere costituita dall’associazione delle sostanze appena citate.
RUOLO DEI CITRATI
Nel 1985 la FDA americana ha approvato l’uso del citrato di potassio nella prevenzione della calcolosi calcica e nella calcolosi da acido urico.
La sovrasaturazione dei Sali litogeni che compongono il calcolo rappresenta l’elemento fisico-chimico capace di influenzare i successivi stadi della crescita e dell’aggregazione cristallina.
Questi effetti sono contrastati da sostanze naturalmente presenti nelle urine e per questo chiamate inibitori naturali della cristallizzazione.
Il Citrato urinario è uno dei più importanti.
Meccanismo d’azione:
L’effetto principale dei citrati nella prevenzione della litiasi renale è la formazione nell’urina di complessi solubili con il calcio, questi determinano una riduzione della concentrazione degli ioni calcio e della saturazione urinaria dell’ossalato (CaOx) e del fosfato di calcio(CaP). Inoltre il citrato ha un’azione inibente diretta sulla nucleazione spontanea e sulla crescita dei cristalli di CaOx e di CaP.
Sono molti i dati a sostegno della necessità di un trattamento cronico selettivo contro la formazione di calcoli nei pazienti affetti da nefrolitiasi ricorrente. Infatti, dai dati di lavori su pazienti in trattamento conservativo o trattati con placebo, la riformazione di calcoli si è verificata nel 39% dei casi e il 69% dei litiasici non trattati ha dovuto alla fine essere sottoposto ad un intervento chirurgico, contro il 2% dei pazienti in trattamento medico. Negli ultimi venti anni i sali alcalini sono diventati il trattamento più comune nei pazienti con litiasi calcica ricorrente, infatti il citrato alcalino, aumentando il pH urinario, diminuisce la formazione di cristalli di ossalato di calcio.
Inoltre l’aumento della citraturia aumenta la formazione del complesso calcio-citrato nelle urine, con conseguente diminuzione del rispettivo rapporto di sovrasaturazione rispetto a CaOx. I sali più comunemente usati sono citrato di potassio, citrato di sodio e citrato di potassio-magnesio. L’utilizzo del citrato di sodio è limitato dal conseguente carico di sodio, che può determinare, o peggiorare, l’ipercalciuria e l’ipertensione, mentre col citrato di potassio è stata descritta una diminuzione nell’eliminazione del calcio per via urinaria.
Il livelli di citrato urinario variano nell’adulto da 360 a 1260 mg/24h, in particolar modo nell’uomo è in media di 550 mg/24h, mentre nella donna è di 680 mg/24h (1), questo dato giustifica la minor incidenza della calcolosi nella donna in età fertile. Dato l’ampio range, si può confermare che tutti i pazienti che soffrono di calcolosi presentano bassi livelli di citrati.
Per la sua azione dose dipendente il citrato dovrebbe essere assunto indistintamente da tutti i pazienti calcolotici.(2)I citrati alcalini inducono un incremento degli elementi protettivi urinari quali citrato, potassio, magnesio, pH, riducono il tasso di recidive e facilitano l’espulsione dei frammenti post-ESWL.
Infine, un crescente numero di articoli scientifici evidenzia il ruolo dei citrati alcalini nel preservare la massa ossea in pazienti “stone formers” e in soggetti sani con perdita ossea.
(1) “Ruolo dei citrati nella terapia della nefrolitiasi” Borghi, Meschi, Novarini-Urologia pratica numero 1, 1998
(2) pubblicato su Frontiers in Bioscience 8 s1084-1106, 1 Settembre 2003
IL RUOLO DEI CITRATI NEL METABOLISMO MINERALE: NEFROLITIASI E OSTEOPENIA. Caudarella Renata, Vescini Fabio, Buffa Angela e Stefani Sertgio
Fonte: http://www.biohealth.it/calcolosirenale.asp
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